Il piccolo impianto sta in aperta campagna nella piana tra Artegna e Buja. Venne realizzato durante la bonifica del 1876, sfruttando una copiosa risorgiva. Le sorgenti della zona, dette tulins, sono di tipo artesiano, determinate dal terreno argilloso. Al lavatoio, posto sotto il piano di campagna, si accede discendendo alcuni gradini. L’acqua che defluisce attraversa, tramite una condotta, la capezzagna per finire in un canale di irrigazione. Lo strano toponimo viene fatto risalire a una delle tante dicerie di paese: tanto tempo fa una famiglia, transitando con un carro in questo luogo, sarebbe scomparsa, come inghiottita dalla palude. Il lavio, distante dall’abitato e raggiungibile in bicicletta, era frequentato nei periodi di siccità soprattutto dalle donne delle borgate arteniesi di Sottocastello e Sottocolle, che non avevano la possibilità di lavare i panni mancando l’acqua nel Rio Gleriuzza.