Penso che manufatti poco vistosi come le staccionate o i muri a secco, con cui contadini e allevatori hanno “culturalizzato” lo spazio naturale, costituiscano degli elementi del paesaggio di grande importanza perché restituiscono il senso di un intervento etico e armonioso su uno spazio vissuto, amato e curato.
[Roberta Tucci, antropologa]
La pietra a secco senza l’utilizzo di leganti veniva utilizzata un tempo per erigere muri di confine, piccole costruzioni rurali e terrazzamenti e dall’Ottocento caratterizza il paesaggio agrario del Gemonese. Oggi sono pochi gli artigiani che conoscono la tecnica della costruzione in pietra a secco, motivo per il quale questo grande patrimonio culturale locale rischia di andare perduto. [foto di Graziano Soravito]
1) Documentare e salvaguardare tutto il patrimonio ancora fruibile dei terrazzamenti e dei muri di confine presenti sul terriorio del Gemonese.
2) Ridare valore all’artigianato della pietra a secco creando le condizioni affinché singole porzioni di muri o costruzioni a secco possano essere ripristinate e conservate, creando interesse sul paesaggio terrazzato e promuovendo azioni di partecipazione delle persone, per far loro acquisire le competenze necessarie a riprendere e diffondere l’arte della pietra a secco.
3) Valorizzare il patrimonio costituito da muri e manufatti in pietra a secco creando circuiti di visita e iniziative di conoscenza.
> Presentazione
Fondi propri ai sensi della L.R. sugli ecomusei (già 10/2006), contributi dal Piano di Sviluppo Locale Open Leader (2007-2013), contributi da parte degli enti territoriali (Comuni, Comunità di Montagna), fondi personali dei singoli proprietari interessati a sistemare i propri manufatti.