L’Ecomuseo delle Acque del Gemonese è un museo diffuso e partecipativo che punta a conservare, comunicare e rinnovare l’identità culturale di una comunità. Consiste in un progetto integrato, a carattere interdisciplinare, di tutela e valorizzazione di un territorio geograficamente omogeneo, connotato da peculiarità storiche, culturali, linguistiche, paesaggistiche e ambientali.
L’ambito territoriale di riferimento è il Campo di Osoppo-Gemona (comuni di Gemona del Friuli, Artegna, Buja, Majano, Montenars e Osoppo), una pianura alluvionale posta al centro del Friuli, dove l’Ecomuseo opera con l’obiettivo di coniugare le iniziative di salvaguardia della natura con quelle di interpretazione e conservazione del patrimonio culturale, preservando la memoria collettiva e storica dei luoghi e promuovendo uno sviluppo sostenibile che vada incontro alle esigenze della popolazione.
Nel 2000 il Comune di Gemona del Friuli e la Cooperativa Utopie Concrete beneficiano di un finanziamento del GAL Prealpi Leader, vincendo un bando indetto per sostenere progetti di turismo sostenibile incentrati sulle risorse territoriali locali. Il progetto comporta l’allestimento, nel Mulino Cocconi ad Ospedaletto di Gemona, del Museo dell’arte molitoria e di un Centro di educazione ambientale con Laboratorio didattico e Centro di documentazione, finalizzato alla valorizzazione e promozione del comprensorio del Gemonese attraverso l’attivazione di un ecomuseo.
Per la prima volta il modello ecomuseale viene introdotto nel panorama regionale: si configura come una concezione avanzata di museo del territorio, nel quale l’interpretazione di documenti, manufatti, edifici e testimonianze definisce un percorso di lettura del territorio stesso. Il progetto ha come obiettivo “il recupero del valore della natura, del paesaggio e della memoria legati alla presenza e all’utilizzo delle acque nel comprensorio del Gemonese”.
Nel 2003 l’Ecomuseo viene invitato a partecipare al primo incontro nazionale degli ecomusei a Biella e inserito nella pubblicazione “Ecomusei. Guida europea”, curata da Maurizio Maggi.
Nel 2004, in occasione del primo convegno regionale sugli ecomusei “Il territorio racconta”, si costituisce l’Associazione CEA Mulino Cocconi con lo scopo di promuovere e gestire l’Ecomuseo e di coinvolgere attivamente la comunità locale. L’Ecomuseo delle Acque sottoscrive la Dichiarazione di intenti di Sardagna, che definisce le finalità e gli obiettivi che un ecomuseo deve perseguire, ed entra a far parte di “Mondi Locali” – Rete europea degli ecomusei. Nel frattempo al progetto ecomuseale aderiscono, oltre a Gemona del Friuli, i comuni di Artegna, Buja, Majano, Montenars e Osoppo.
Nel 2006 l’Ecomuseo delle Acque del Gemonese è riconosciuto di interesse regionale ai sensi della L.R. 10 del 20 giugno 2006 “Istituzione degli Ecomusei del Friuli Venezia Giulia”. Dal 2007 si dota di un Comitato Tecnico Scientifico ed elabora, come indicato dalla legge regionale, un Piano pluriennale di interventi che mira al consolidamento delle attività e alla formulazione di proposte per la catalogazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale diffuso sul territorio dei sei comuni aderenti al progetto.
Nel 2009 è tra i promotori della Rete regionale degli ecomusei. Assieme agli altri ecomusei riconosciuti dalla L.R. 10/2006, sottoscrive un protocollo di intesa che istituisce un tavolo di coordinamento tra ecomusei, con l’obiettivo di “ottimizzare le risorse, favorire lo scambio di esperienze e il trasferimento di buone pratiche, promuovere occasioni di confronto e di dibattito su temi e problematiche riguardanti il modello ecomuseale quale strumento privilegiato per lo sviluppo sostenibile del territorio”.
Nel 2010 l’Ecomuseo delle Acque festeggia i suoi primi dieci anni di attività con un’iniziativa di respiro europeo. Nei comuni di Gemona del Friuli, Buja, Artegna e Montenars vengono organizzati incontri, dibattiti e seminari che coinvolgono numerose realtà ecomuseali italiane ed europee. Al convegno introduttivo “Ecomusei e patrimonio” partecipa anche Hugues de Varine, uno dei protagonisti del movimento della Nuova Museologia e padre fondatore degli ecomusei.
Negli anni successivi l’Ecomuseo consolida la sua presenza sul territorio ideando e promuovendo vari progetti “sostenibili e partecipati” che affrontano tematiche diverse (l’agroalimentare con la riattivazione della filiera del cinquantino e il recupero del pan di sorc; il paesaggio con la riconversione dei roccoli di Montenars e l’organizzazione di cantieri sui muri in pietra a secco; l’inventariazione partecipata del patrimonio comunitario con la realizzazione delle mappe di comunità di Godo, Montenars e Flaipano) e partecipa a numerosi incontri in Italia e all’estero dove viene chiamato per presentare le esperienze maturate sul campo.
Nel 2013 organizza a Gemona un seminario internazionale di formazione e aggiornamento su metodologie e strumenti adottati da ecomusei e musei di comunità per inventariare e catalogare il patrimonio culturale. All’incontro sono presentate le esperienze più significative promosse in Italia, Francia, Portogallo, Canada e Brasile.
Nel 2016 il convegno “Dieci anni dopo. La legge regionale sugli ecomusei” organizzato dall’Istituto Regionale per il Patrimonio Culturale, riconosce e sostiene l’operato delle comunità che sul territorio contribuiscono attivamente alla realizzazione e diffusione del modello ecomuseale.
Nel 2017 viene promosso “Sguardi sui territori” un festival dell’audiovisivo etnografico. Un appuntamento biennale per creare un momento di confronto e di scambio tra gli ecomusei e i musei che producono o promuovono ricerca etnografica e documentazioni audiovisive territoriali per la restituzione video-filmica degli aspetti della vita delle popolazioni locali.