Il nome ISAURA può spiazzare il lettore, farlo desistere subito con la conseguente cestinatura del “giornale”. E poi c’è questa parola chiave, ECOMUSEO, di cui tutti abusano. Ce n’è abbastanza per un rigetto totale. Rispondiamo subito.
Prendete (o riprendete) in mano un libro che da oltre quarant’anni continua a sedurre la categoria dei lettori-sognatori come pochi altri: “Le città invisibili” di Italo Calvino. Leggerete di Isaura, “città dai mille pozzi”, che “si presume sorga sopra un profondo lago sotterraneo. Dappertutto dove gli abitanti scavando nella terra lunghi buchi verticali sono riusciti a tirar su dell’acqua, fin là e non oltre si è estesa la città: (…) un paesaggio invisibile condiziona quello visibile”. Orbene, i tanti gemonesi, od osovani, buiesi, arteniesi che conoscono il loro territorio non possono non ritrovarsi nella descrizione di Calvino, pur se fantastica: è come se si trattasse della LORO pianura, circondata da montagne e colline, attraversata nel profondo da una grande falda che disseta migliaia di persone. Su questa distesa alluvionale l’uomo interviene da millenni: ha elevato arginature, scavato rogge e canali, prelevato acque, costruito lavatoi – mulini – battiferro – segherie – filande, coltivato campi, edificato paesi…
E anche se oggi la pianura è infrastrutturata ed abitata come poche altre, continua a conservare paesaggi, scorci, relitti boschivi, reti d’acqua incredibilmente fitti ed intricati, formando una trama di legami e relazioni che un ECOMUSEO intende salvaguardare, conservare, migliorare, riqualificare, mettendola a disposizione delle generazioni future.
I numeri di ISAURA il giornale dell’ecomuseo.